Meloni e il fardello della popolarità: «Non voglio vivere nel Grande Fratello» (2024)

Il Fattore Umano di Giorgia Meloni è quello su cui lei insiste da sempre, o meglio da quando è premier. Ovvero sottolinea in ogni occasione quanto le pesi il sacrificio di una vita difficile - da single mother che vede la figlia Ginevra poco più di un’ora al giorno, che per stare con lei la porta qualche volta nei viaggi internazionali, che prima parlava al telefono per ore con la sorella Arianna e con la mamma ma adesso deve correre tra una riunione e l’altra, tra un consiglio dei ministri e un appuntamento di partito e in campagna elettorale l’affanno è ancora maggiore - ma «la responsabilità che mi sono presa perché gli italiani hanno creduto in me» è il suo doping per andare avanti. «Il personale è politico» è un vecchio slogan della sinistra ma Meloni sembra averlo assunto con grande convinzione. E in questo senso: la mia umanità, la mia fatica quotidiana come impegno nazionale, ciò che io sono e che mi rappresenta raccontano lo sforzo che a nome di tutti - o di quelli che mi hanno votato - sto facendo per «cambiare l’Italia».

La sinistra, e i salotti radical chic che ogni sera in zona Ztl commentano le presunte malefatte della «ducetta», non fa che dire: basta vittimismo, ha voluto la bicicletta e pedali senza lagne. Ma qui - come s’è visto ieri ad Agorà su RaiTre, la ex TeleKabul - non si tratta di autocommiserazione, bensì di umanizzazione - appunto il Fattore U - della carica del capo del governo. Nessuno dei suoi predecessori, neppure Renzi che pure era ultra-pop, ha tanto insistito sul sacrificio che comporta - in effetti per Matteo era pura gioia - il lavoro di premier quanto lo sta facendo Meloni e naturalmente per una donna e madre questo sacrificio è maggiore che per i colleghi maschi, come accade in tutti i lavori anche non politici e non da vertici istituzionali.

E comunque: «Sono passati 16 mesi da quando sono diventata la presidente del Consiglio - così ha detto Meloni - ma per me sembrano passati 17 anni». Per quanto riguarda fatica fisica (ma anche mentale) e assenza di tempo libero. La celebrità insomma come fardello che si aggiunge al peso istituzionale di dover esercitare una responsabilità che richiede concentrazione e grande tenuta psico-fisica. «Percepisco un po’ di morbosità - incalza Giorgia - sulla mia vita privata, ed è una cosa che non ti aiuta, perché chiunque ha bisogno di avere una dimensione privata. Io ho scelto di fare politica, se avessi voluto partecipare al Grande Fratello avrei partecipato al Grande Fratello. Non so perché, ma mi si sta togliendo qualsiasi dimensione di normalità». Non ha optato per il Grande Fratello, ma le tocca il Grande Fardello.

TROPPI RIFLETTORI
L’altra sera, sempre in tivvù, su Rete4, Meloni ha battuto sullo stesso argomento del personale che lei vorrebbe distinguere - ma come si fa? impossibile nell’epoca in cui spesso si lavora e si è esposti h24, anche senza essere premier - dalla sfera pubblica. «Non mi diverte stare sempre sotto i riflettori. Ora è cambiato tutto purtroppo. Quando FdI era all'opposizione avevo una vita che adesso non ho. Essere capo del governo non è una cosa personalmente facile. Ti toglie tutto».

Su RaiTre, Meloni dice di non condividere e di non comprendere questa morbosità: «Dal giorno in cui ho vinto alle elezioni, il 25 settembre del 2022, ogni sabato e ogni domenica mi ritrovo sotto casa frotte di fotografi che mi seguono ovunque vada. Mi è stata completamente tolta la normalità». E ancora: «Ho sempre guardato con diffidenza ai politici che una volta acquisito il ruolo diventavano diversi da come erano prima. Sto lottando con tutta la mia volontà per rimanere esattamente la persona che ero prima e alla fine ci riuscirò, nonostante questa attenzione esagerata su di me».

Giorgia vuole restare Giorgia. Impresa non facilissima. E esige rispetto in quanto persona e in quanto donna. «A me - così spiega - non frega assolutamente nulla di come mi chiamano, come si sa io preferisco che mi chiamino Giorgia. Il presidente o la presidente, il prefetto o la prefetta, il capotreno o la capatrena: è una questione di forma. Io pongo una questione di sostanza: si deve smettere di insultare le donne pensando che siano deboli». Si riferisce agli insulti che le ha fatto Vincenzo De Luca. Ma anche, in generale, all’andazzo di chi non resiste al turpiloquio e alla misoginia.

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